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Confindustria: Centrali per crescita investimenti delle imprese italiane a capitale estero

Roma, 9 novembre 2018 – I dati diffusi oggi dall’ISTAT confermano la crescente importanza delle multinazionali estere in Italia e la maggiore attrattività del nostro Paese: nel 2016 sono state rilevate 14.616 imprese a controllo estero, in aumento di circa 600 unità in un anno, anche per effetto di importanti acquisizioni.

Il contributo di tali imprese alla crescita economica del nostro Paese è rilevante: realizzano il 18,3% del fatturato nazionale (539 miliardi di euro), il 15,1% del valore aggiunto (113 miliardi). Risulta significativo, e crescente, il loro contributo agli scambi di merci con l’estero: la quota sul totale delle esportazioni italiane è del 27% (pari a 106 miliardi), particolarmente rilevante per i prodotti farmaceutici (76,4%), con la componente degli scambi intra-gruppo pari al 45,8%, con quote significative per le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (69,6%). Le multinazionali estere attivano il 46,5% (145 miliardi) delle importazioni, che per circa due terzi sono intra-gruppo.

Licia Mattioli, nella sua veste di Presidente dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria (ABIE), di cui fanno parte 27 figure apicali di alcune tra le più importanti multinazionali in Italia, rileva come “dai dati emerge chiaramente la centralità degli investimenti delle imprese italiane a capitale estero per l’agenda della crescita. Imprese con il quartiere generale fuori dall’Italia che hanno scelto il nostro Paese come sede per una delle loro attività, hanno acquisito cittadinanza italiana e impiegano lavoro italiano: nel 2016 è aumentata la quota degli addetti delle multinazionali estere sul totale delle imprese residenti passata dal 7,7% al 7,9% (1,3 milioni, + 4,5% rispetto al 2015).”

Licia Mattioli sottolinea poi come “un aspetto che non emerge dai dati, ma che noi riteniamo molto importante, è il legame esistente tra le grandi imprese a capitale estero e le filiere produttive d’eccellenza italiane: il mondo delle PMI italiane è uno dei fattori di maggiore attrattività del nostro Paese, dall’altro canto la presenza delle imprese estere, di dimensioni medie ampiamente superiori rispetto a quelle a controllo nazionale (secondo l’ISTAT), aiuta le nostre PMI a entrare nelle grandi catene del valore globali. Infine, non va dimenticato che le imprese a capitale estero cercano di coniugare crescita economica, sviluppo sociale e attenzione all’ambiente, tutti aspetti fondamentali per le aziende che vogliono rimanere leader nel futuro”.

Eugenio Sidoli, AD e Presidente di Philip Morris Italia e coordinatore ABIE, afferma che “i dati ISTAT sottolineano come l’Italia affronti una doppia sfida: da una parte difendere e aumentare gli investimenti di quelle imprese estere che hanno già creduto nel Paese e dall’altra attrarne di nuovi, accrescendo così la partecipazione del nostro territorio ai flussi globali. L’ABIE si concentra su tre priorità: Retention, Attrazione e Competitività. Con Retention non intendiamo difesa dello status quo, ma fidelizzazione degli investitori, un’attività che vede simultaneamente coinvolte in un dialogo costruttivo le istituzioni, le imprese e Confindustria. In questo senso vanno letti i dati ISTAT: le multinazionali estere hanno realizzano nel 2016 il 14,4% (13,3 miliardi) degli investimenti in Italia e la loro propensione nel biennio 2017-2018 risulta maggiore del 3,2% rispetto al biennio precedente e inoltre contribuiscono per il 25,5% della spesa in ricerca e sviluppo (3,6 miliardi).”

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