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Dalla Legge di Bilancio fondi per saldare i debiti con imprese e fornitori

La Legge di Bilancio licenziata lo scorso 30 dicembre dal Governo, ha previsto la possibilità per comuni, province autonome, città metropolitane e regioni di poter richiedere a Cassa Depositi e Prestiti anticipazioni di liquidità da destinare al pagamento di debiti, certi, liquidi ed esigibili contratti entro il 31/12/2018 nei confronti di fornitori e imprese.

Una misura che considerato che tale tipologia di anticipazione non costituisce indebitamento ai fini dell’equilibrio di bilancio, riteniamo – commenta il Presidente di Ance Vibo Valentia, Gaetano Macrì – rappresenti una importantissima occasione per gli Enti locali ed una boccata d’ossigeno per moltissime imprese sia delle costruzioni sia fornitrici di beni e servizi alla PA.

Questa buona notizia deve tener conto del fatto – continua Macrì – che non sono finanziabili gli enti locali in stato di dissesto finanziario, salvo che sia intervenuta l’approvazione dell’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato, tantomeno quelli  soggetti a procedura di riequilibrio finanziario pluriennale.

Questo provvedimento, seppure  utile, non risolve però il problema del deficit strutturale delle risorse minime necessarie a far fronte alle tante necessità degli Enti, ricordiamo infatti che le Anticipazioni di Liquidità sono destinate – esclusivamente – al rimborso dei debiti contratti e non è possibile quindi utilizzarle quale leva per nuovi lavori o investimenti.

Alla luce di quanto detto, riteniamo vada tenuta in considerazione la preoccupante evoluzione della situazione normativa prevista dall’autonomia differenziata delle regioni che rischia di innescare effetti disastrosi simili a quelli recentemente vissuti dall’Ente Provincia vistosi accreditare pochi spiccioli per colpa della dissesto in cui versa.

È evidente infatti che, qualora dovesse essere approvato il modello di autonomia che andrà in discussione nel Consiglio dei Ministri del prossimo 15 febbraio, ci ritroveremmo un Paese diviso in due e con un Sud ancora più lontano da una possibile e concreta possibilità di essere sostenuto in un percorso di crescita dei livelli minimi di vivibilità.

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