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Costi della manodopera, per la Corte UE se il bando non è chiaro la mancata indicazione può essere «sanata»

Costi della manodopera senza pace. Nonostante le buone intenzioni, il tentativo del Correttivo appalti di mettere la parola fine alle difficoltà interpretative e al conseguente fiume di ricorsi relativi all’indicazione dei costi della manodopera con l’offerta non è andato a buon fine.

Lo certifica una recente sentenza della Corte UE. Nel tentativo di chiudere la questione, nel maggio 2017 il Correttivo appalti ha stabilito per legge l’obbligo di indicare i costi della manodopera con l’offerta.

Questo avrebbe dovuto consentire l’applicazione estensiva e indubbia dell’obbligo di indicare questi costi, in base al principio generale secondo cui, nelle gare d’appalto, gli obblighi di legge devono essere rispettati, anche se non espressamente citati nei documenti di gara.

Questo avrebbe dovuto fugare i dubbi – esclusione inevitabile – anche nel caso in cui la stazione appaltante si fosse dimenticata di chiedere alle imprese di indicare separatamente questi costi con il bando. Almeno in teoria. Per la Corte, infatti, è vero che gli obblighi di legge valgono anche se non richiamati dalle disposizioni di gara negli appalti pubblici. Ma, se il bando è confuso o poco chiaro sulla questione, ai concorrenti deve essere data la possibilità di sanare la loro situazione.

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