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Unindustria Calabria sostiene la sinergia pubblico-privata per la gestione del ciclo dei rifiuti

«A leggere le reiterate dichiarazioni del presidente del consorzio Valle Crati in materia di rifiuti e di qualità ed economicità della gestione pubblica contro gli sprechi di quelle private, il primo rimando della memoria è a Fedro ed alla saggia morale che traspare dalle sue “favole”. Nello specifico sembra trovare calzante attualità quella secondo cui “ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l’altra dietro, ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. E’ per questo che gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente quelli altrui. D’altra parte, la storia è storia ed ognuno reca e testimonia la propria, nel bene e nel male».

Lo sottolineano in un comunicato stampa i componenti della Sezione Chimica ed Ambiente di Unindustria Calabria, presieduta da Crescenzo Pellegrino, ed entrano nel merito dei fatti riguardanti la gestione del servizio di trattamento e recupero della Rur (rifiuto urbano residuale) e della Ford (frazione organica da raccolta differenziata) nell’ATO 1 di Cosenza. La stessa è affidata a due impianti. Il primo è quello pubblico di Rossano, sito in località Bucita di Rossano-Corigliano, tratta mediamente 100 tonnellate/giorno di Rur e 25 di Ford gestito dalla società Ekròche, riceve i rifiuti urbani dai circa 40 Comuni della fascia Jonica. Conferisce gli scarti di lavorazione nelle discariche pubbliche attualmente a servizio dell’ATO (S. Giovanni in Fiore e Cassano). Il secondo è l’impianto privato ad uso pubblico sito nell’area industriale di Rende, tratta mediamente 250 tonnellate/giorno di Rur e 200 di Ford. E’ di proprietà della società Calabra Maceri e Servizi che ne cura la gestione. Conferisce gli scarti di lavorazione nelle discariche pubbliche attualmente a servizio dell’ATO (S. Giovanni in Fiore e Cassano). Ambedue gli impianti hanno un contratto prorogato.

«Tanto gli stessi privati che Unindustria Calabria – ribadisce la Sezione Chimica ed Ambiente degli industriali calabresi – hanno chiesto più volte che gli stessi venissero messi a gara con le connesse attività. Lo smaltimento degli scarti di lavorazione, di cui tanto si parla in questi giorni, rappresenta un problema importante nella gestione dei rifiuti urbani nell’ATO 1 Cosenza. Da oltre sei mesi, è la vera criticità che non permette la piena operatività dei due impianti di Rossano e Rende. Infatti, se non si riesce ad allontanare gli scarti dagli impianti di trattamento, si finisce per ridurne la potenzialità fino a causare il blocco delle attività come è successo nelle scorse settimane. Qui si innescano, purtroppo, i problemi indotti da un certo tipo di modus operandi della gestione pubblica».

Il presidente del consorzio Valle Crati, proprietario e gestore della discarica pubblica di San Giovanni in Fiore, nonostante l’ordinanza contingibile ed urgente della Presidente Santelli tesa a rendere immediatamente disponibile la stessa, poneva in atto una serie di ostacoli artificiosi al solo fine di impedirne l’utilizzo. Vi è inoltre da segnalare e rilevare che, mentre il prezzo di conferimento degli scarti di lavorazione degli impianti alle discariche pubbliche (la cui gestione è affidata a privati) è notoriamente basso, compreso tra 30 e 35 euro per tonnellata, alla discarica pubblica di San Giovanni in Fiore (gestita da un ente pubblico, appunto il Consorzio Valle Crati) il prezzo di conferimento chiesto dal Consorzio era di 112 euro/tonnellata per il periodo dei conferimenti da luglio 2019 a febbraio 2020 e di 75 euro/tonnellata a partire dalla ripresa delle attività dello scorso mese di maggio.

«La domanda sorge spontanea. Come è possibile che ciò accada? In base a quale giustificazione dei costi si arriva ad esporre delle tariffe così tanto più elevate a scapito del costo complessivo del sistema che si riversa sui Comuni che si vedono così costretti ad aumentare le tasse ai cittadini? Noi privati viviamo di mercato aperto – concludono gli industriali – e siamo abituati a concorrere in maniera leale e nel pieno rispetto delle regole. Sappiamo bene che al primo posto c’è la soddisfazione del committente e dei cittadini rispetto ai servizi resi e che per essere competitivi occorre aumentare l’efficienza contenendo il più possibile i costi perché i nostri bilanci non vengono ripianati con risorse pubbliche, magari aumentando le imposte».

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