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Appalti, Palazzo Spada: l’interdittiva antimafia non ha scadenza

«I fatti sui quali si fonda l’interdittiva antimafia possono anche essere risalenti nel tempo nel caso in cui vadano a comporre un quadro indiziario complessivo, dal quale possa ritenersi attendibile l’esistenza di un condizionamento da parte della criminalità organizzata».

Lo ribadisce il Consiglio di Stato in una recente pronuncia che accoglie l’appello della prefettura di Crotone contro una sentenza del Tar Calabria che aveva accolto il ricorso di un’impresa colpita da interdittiva antimafia. Il ricorrente ha valorizzato il fatto che l’interdittiva si riferisse a accadimenti molto risalenti nel tempo, e più precisamente al 1998. Inoltre il ricorrente ha argomentato che un certo passaggio di denaro, frutto della presunta estorsione, non fosse emerso da un riscontro richiesto dallo stesso Tar Calabria alla Guardia di Finanza.

Del tutto opposta l’opinione del Consiglio di Stato, che ha anzi pesantemente rimproverato il primo giudice per non aver, di fatto, saputo o voluto valutare gli elementi a disposizione.

Inoltre, la circostanza che il fatto estorsivo sia riferito a vari anni fa, è «priva di peso giuridico», affermano i giudici.

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